di GIOVANNI CAUDO

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Quattro assi di intervento per la Città: sostenibilità ambientale, policentrica e solidale, nella competizione globale, della cultura e dell’entertainment; ognuno con tre linee di intervento  entro cui si snodano le azioni progettuali. La struttura è quella classica di un piano strategico che Alemanno ha voluto qualificare “di sviluppo”. Due giorni, il 22 e 23 febbraio 2011, per fare lo stato generale di tutto quanto si sta facendo e pensando a Roma su iniziativa, suggerimento e per interesse degli operatori privati e delle imprese. A tre anni dall’arrivo al Campidoglio ora la giunta Alemanno tenta di farsi un’idea di cosa sarà Roma.

Cose da fare, tante cose da fare, una corsa ad aggiungere per fare in modo che Roma diventi la locomotiva d’Italia, un PIL della città che sarà del 3%, 327 mila posti di lavoro in dieci anni. Progetti per 22 mld di € finanziati da tutti gli altri tranne che dal Comune che ci metterà non più di 2,6 mld, di cui 1,9 saranno assicurati dai mutui da contrarre. Roma Capitale: le identità come progetto di sviluppo è la frase chiave più volte indicata dal Sindaco come l’architrave che spiega tutta l’operazione e che guiderà le prossime azioni della sua amministrazione.

Quattordici sono i Progetti pilota, almeno uno per ogni linea di intervento: Pedonalizzazione del Tridente mediceo; Parco fluviale Olimpico; Smart Grid nel piano di assetto dell’EUR; Poli della solidarietà; Piano regolatore sociale; Centralità Romanina Tor Vergata e Città dei giovani e della musica (ri-torna Fonopoli); Ricostruzione di Tor Bella Monaca; Polo di ricerca pediatrica Bambin Gesù; Fiumicino 2; completamento rete metropolitana; Polo dell’innovazione: Laboratorium; il Parco della musica e delle Arti a via Guido Reni; Riqualificazione del lungomare di Ostia; Sistema integrato dell’Area archeologica centrale.

In buona parte i “Progetti pilota” sono progetti già in corso e messi in cantiere dalla precedente amministrazione, alcuni anzi sono in ritardo cronico: il centro sportivo di Torvergata che doveva essere pronto per i Campionati di nuoto del 2009!

Molta eredità ricevuta e assunta, in alcuni casi, in modo acritico. L’unica novità vera è la ricostruzione di Tor Bella Monaca, un intervento esemplare di quella “ambigua modernità” a cui sembra vogliono piegare il destino di Roma. Palme, capitelli, e logge ispirate dal principe Carlo d’Inghilterra per mano di Krier sono indicate per raffigurare il futuro della città. E invece, l’Alta velocità come cambierà la città? E quali sistemi di governance per i servizi? e l’articolazione in Comuni? e i rifiuti, e la logistica? e … la dignità dell’abitare? La cittadinanza? Poco ambigui e/o  troppo moderni, forse.

In assenza di idee sulla città che si confrontino con le questioni del disagio urbano che la città attraversa e che sappiano coniugare il futuro di Roma con la nuova geografia urbana globale che si sta formando, Alemanno propone la candidatura delle olimpiadi per il 2020, a sessant’anni dalle olimpiadi di Roma del 1960. La nuova idea di Roma è: le Olimpiadi. Un pò di lievito nel tentativo di non vivere solo di eredità e per sfuggire alla contingenza che però bussa ogni giorno alla porta.

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