Il 28 ottobre sarà presentata a Roma Tre la ricerca “Finanziamento dei Comuni in Italia e imposte immobiliari” curata dal Cefip in collaborazione con l’associazione Obiettivocomune.

La ricerca propone dati e riflessioni organizzati in modo scientifico e obiettivo su diverse questioni politicamente molto sensibili: la natura delle imposte immobiliari in Italia; l’infinita vicenda Ici-Imu-Tasi-Local tax; come queste imposte siano state duramente utilizzate per superare l’emergenza di finanza pubblica nel 2012; come si è modificato nel corso degli ultimi anni il quadro di riferimento per il finanziamento dei Comuni. Su quest’ultimo ha avuto effetti non solo la crisi finanziaria, ma anche l’attuazione della legislazione sul calcolo dei livelli standard di fabbisogno e di capacità fiscale.

In passato la discussione pubblica sull’imposta immobiliare sembrava molto chiara e semplice: la destra contraria, la sinistra favorevole. Negli ultimi anni però la situazione si è modificata, tanto che la Cgil ha assunto una posizione contraria all’imposta sulla prima casa, almeno al di sotto di certe soglie di valore o di patrimonio personale complessivo. Il forte aumento del 2012 ha poi sganciato l’imposta immobiliare dal finanziamento dei Comuni, poiché il suo gettito è diventato troppo alto per il solo fabbisogno di quel comparto e ha dovuto essere suddiviso fra Stato e Comuni, e all’interno degli stessi Comuni con il versamento di parte dell’imposta ai fondi perequativi.

Alla fine, prima Letta e poi Renzi hanno rotto il tabù della sinistra e hanno abolito l’imposta sulla prima casa. Molti osservatori hanno commentato questa scelta come conseguenza dell’equilibrio politico della “grosse koalition” italiana, e cioè come cedimento della sinistra su un punto simbolicamente importante per gli alleati di destra nei governi a guida PD dal 2013 a oggi.

La ricerca del Cefip offre tutti gli elementi utili a ragionare della questione in modo serio e approfondito, superando le interpretazioni collegate alle mere contingenze politiche di breve periodo. E suggerisce una conclusione abbastanza radicale: se per i servizi essenziali forniti localmente va garantita un’integrale copertura finanziaria, ai livelli dei loro costi standard (cioè efficienti), non è qui che si può esercitare una vera autonomia tributaria dei Comuni, e quindi non c’è bisogno di un’imposta locale del rilievo che aveva assunto, prima della crisi, l’Ici; l’autonomia tributaria locale va insomma ridotta solo al finanziamento di ciò che non è essenziale, e quindi dimensionata per coprire esigenze finanziarie molto più piccole (“al margine”).

Il 28 ottobre alle 15,30, presso la Scuola di economia e studi aziendali di Roma Tre, via Silvio D’Amico 77, discuteranno di questi temi Antonio Di Majo, Elina De Simone e Paolo Liberati, del Cefip. Insieme a loro Luigi Marattin, Consigliere di Palazzo Chigi per la finanza locale; Alberto Zanardi, componente dell’Ufficio parlamentare di bilancio; Andrea Mazzillo, Assessore al bilancio del Comune di Roma capitale; Andrea Ferri, Direttore dell’Ifel-Anci; Marco Causi, deputato PD in Commissione finanze. Un confronto, quindi, in una cornice scientifica e non politica, con voci che provengono dal Governo, dal Parlamento, dall’Anci, dalla nuova giunta 5stelle di Roma, che offre l’opportunità per numerosi spunti.

 

Scarica qui la ricerca Finanziamento dei Comuni in Italia e imposte immobiliari curata da CEFIP e ObiettivoComune

Scarica qui la locandina dell’incontro

incontro sulla finanza comunale

 

 

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